Hanno detto di lei

L’ Unita’  – 9 ottobre 1983

Quell’ Italia democristiana dove l’imbroglio preparava la tragedia

di Aniello Coppola

……Il merito principale dell’iniziativa giornalistica così poco apprezzata dai giudici spetta a Tina Merlin, questa veneta caparbia e scrupolosa che documentò il rischio di strage incombente sotto e attorno alla  “diga piu’ alta del mondo” tra quelle con struttura ad arco. Era una semplice corrispondente di provincia che aveva dovuto aspettare l’uccisione di duemila persone per vedersi tributare un riconoscimento professionale. L’unità ne fece un’eroina. Le televisioni (straniere) l’intervistarono. Fosse stata in America, non le avrebbero negato il “Pulitzer”. Per quello che so nessuna giuria giornalistica nazionale l’ha giudicata meritevole di un premio.  E poichè non era un’indipendente di sinistra ma una militante comunista non l’abbiamo neanche fatta eleggere deputata per una volta………

(Aniello Coppola nel 1963 era condirettore dell’Unità a Milano. Nel ventesimo anniversario del Vajont ricorda l’avvenimento con una lettera da New York dove attualmente è corrispondente del nostro giornale.)

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Il Messaggero – 21 ottobre 1983

La lezione del Vajont a che cosa è servita?

di Corrado Stajano

….. Con il fatto, un libro. L’ha scritto una giornalista Tina Merlin, (Sulla pelle viva, editore La Pietra) e racconta con indignata precisione quel che accadde sul Vajont prima durante e dopo una tragedia che poteva essere evitata……

Ed è impressionante ritrovare documentati nel libro il potere di corruzione materiale e morale di chi antepose la logica del profitto alla vita di un’ intera popolazione, la prepotenza della SADE e dei suoi dirigenti, la complicità e l’incompetenza dei geologi, degli ingegneri, degli idraulici, dei progettisti che costruirono dove non dovevano, (sono ancora in servizio, possibili artefici di nuove catastrofi?) e la subalternità dello Stato, del Genio Civile, dei Lavori Pubblici al potere economico e politico…..

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Dalla presentazione di “Sulla pelle viva” 1997

di Marco Paolini

…………ci sono incontri che ti cambiano la vita.

Persone straordinarie che ti comunicano qualcosa che entra a far parte di te. A volte sono stimoli, a volte dubbi, a volte idee. Emozioni, storie, passioni. A volte sono un pugno nello stomaco che ti toglie il fiato, che ti lascia dentro una rabbia e un senso di ingiustizia subito intollerabile, ingiusta. Questo per me, è stata Tina Merlin.

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Romanzo di un ingenuo

di Giampaolo Pansa

…..A nessuno venne in mente l’immagine vera. A nessuno tranne a una cronista di Provincia: Tina Merlin. Lei sola fu capace di pensarla e di scriverla: olocausto……..

Nei confronti di Tina, dunque, agiva un triplice black-out: maschilista, di rango professionale e di avversione politica: lei lo sapeva, ma se ne curava poco.

…..Il sorriso franco della ragazza sicura di sé, che ha dovuto farsi largo aiutata soltanto da un carattere fiero e dal coraggio istintivo…………..

Gli scampati urlavano con rabbia: “Non potete stare qui. ……Ve ne dovete andare……..”  Esisteva un solo giornalista rispettato e amato: Tina.

Era una di loro, figlia di quelle montagne. Certo, la collega Merlin ne sapeva tanto più di noi ed era molto più brava dei bravi fra di noi……….

…..Trascorsero vent’ anni e, nel 1983, Tina busso’ alle nostre porte con un libro..”Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont” Ma troppe porte rimasero chiuse. Anche la mia. Perchè prendere in mano un libro sul Vajont? …..

Quel libro lo lessi nell’estate 1993 ……… ne uscii umiliato.

….. in quelle pagine secche, belle, piene di verità e di rabbia.

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Presentazione a Belluno 1993

Mario Rigoni Stern (scrittore)

E’ con un senso di malinconia che sono venuto a Belluno …..Lei non è qui con noi perchè un male crudele ce la portò via due anni fa……….

………..un libro carico di valori letterari e potrebbe essere un esempio per certi scrittori di oggi che si arrampicano su parole inutili per raccontarci storie che nessuno più ricorderà. Qui nel lungo racconto di Tina, non c’è una parola di troppo, abbiamo una testimonianza che diventa poesia ma è anche un racconto lievitato e che cresce come la pasta del pane dentro il forno, ed è per la lotta che la bambina – ragazza – donna porta prima dentro di sè e poi esterna con i fatti durante la resistenza. Ma anche dopo, ricordiamolo con la denuncia del Vajont …… e con le testimonianze delle lotte sindacali e politiche anche contro chi diceva di pensarla come lei ma differentemente agiva……….queste pagine sono qui per voi lettori, e sono pagine vive, sincere e drammatiche di una donna della Valle del Piave che ha testimoniato per tante come lei, di una che non ha voluto restare serva, che non ha voluto restare ignorante, che non ha voluto tacere. E che sempre ha lottato contro ogni fascismo. Anche per la nostra dignità.

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a Trichiana

Saverio Tutino (giornalista e scrittore a lungo inviato in America latina) 1993

……Ho girato il mondo come giornalista, tra la Cina, l’ Algeria, la Francia, Cuba. La mia vita è stata fuori di qui e quindi non posso confrontare la mia esperienza con quella di Tina .

….. e mi sono ricordato degli articoli che aveva scritto ……. ho sentito un orgoglio dentro di me: di appartenere alla stessa razza, e avere la stessa vitalità, di appartenere allo stesso ambiente, allo stesso schieramento dove queste cose si potevano fare tutti i giorni. Si poteva tutti i giorni, se lo si voleva fare, intervenire a favore della dignità della persona umana……..Era partita da quella geologia che è la storia dell’umanità, degli uomini che ci sono più vicini. Dalla sua capacità di essere se stessa negli altri.

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Tavola rotonda Belluno 8 ottobre 1993

“Informazione ieri e oggi dal Vajont a tangentopoli”

Bruno Ambrosi  (inviato RAI all’epoca del disastro)

……………………Io imparai a conoscere il suo nome, i suoi articoli, e fuggevolmente, anche la sua persona nei giorni in cui mi occupai come inviato del grigio telegiornale unico di allora di quell’ avvenimento. Lo dico subito: non troverete traccia del suo insegnamento, della sua verità nell’esame dei miei servizi di allora. Ero troppo inserito, troppo “borghese”, troppo benpensante per poter sospettare che esistessero altre verità oltre a quelle che venivano fornite dalla Prefettura, dal Governo, dall’Enel.

Ma gli articoli di Tina li avevo letti, e il tarlo di un benefico dubbio, sempre più prepotente, si era insinuato in me  e in pochi giorni aveva trasformato l’irreprensibile giovanotto “benpensante” in un giornalista più critico, più maturo, meno disponibile a farsi servire, e a trasmettere, verità preconfezionate.

Cito questa mia trasformazione, alla quale cerco di restare fedele dopo tanti anni, non per fare dell’autobiografismo spicciolo ma perchè il merito della metamorfosi è anche di Tina Merlin, delle sue battaglie solitarie e misconosciute, dell’esempio di coerenza e di determinazione che ha saputo dare, come ho appreso poi, nel corso di tutta la vita politica e professionale……………

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Mario Passi (giornalista L”Unità)

Spero mi perdonerete se questa sera cercherò di fare il gioco della sincerità. A questo mi chiama Tina che era sincera fino all’ autoflagellazione, che era intransigentemente onesta fino all’autopunizione. …..La mia amicizia con Tina datava da 35 anni,

…… lei aveva l’aria di considerami un signorino di città , non lo so perchè. Fin che un bel giorno ……… Da allora i miei rapporti con Tina sono cambiati. Erano sempre ruvidi, senza smancerie, ma c’era una comprensione e una intesa di fondo che ci ha fatto stare insieme, senza gelosie che spesso accadono fra il corrispondente provinciale che si vede arrivare l’inviato da fuori. Lei poi si metteva totalmente a disposizione e si lavorava in maniera splendida……… col passar del tempo, ho scoperto che avevamo una cosa in comune. La malattia chiamata Vajont…… l’ha accompagnata fino alla fine dei suoi giorni …

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Giorgio Lago (direttore Il Gazzettino)

……Tina Merlin era sola. E in democrazia è difficilissimo essere soli. …….E tutta la fatica che ha fatto quella cronista? Tutte le cose che ha cercato di far capire sono valse a qualcosa? Ecco. Non bisogna disperderle…… e la fase storica in cui stiamo vivendo, ci chiedono: ma dove eravate voi?………

….Ecco perchè “dove eravate”. Tina Merlin era lì e credo sia una risposta davvero forte e memorabile, anche per il territorio nel quale si muoveva ……… Ecco, Tina Merlin secondo me è l’antidoto, la coscienza, il giornalista forte che a costo di emarginazioni e querele sa essere nel momento giusto quello che deve essere per non farsi chiedere poi dov’era stato.

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Giampaolo Pansa (condirettore L’Espresso)

….. Ho fatto un articolo in cui ricordavo Tina Merlin. L’avevo vista all’epoca, a Belluno dove ero stato quasi un mese, e mi aveva colpito questa figura di donna, innanzitutto perchè le giornaliste allora erano mosche bianche e sul Vajont credo, l’unica ……………E aveva un’aria fiera. Ci mandava a quel paese tutti. Non gliene fregava nulla degli inviati. Probabilmente nemmeno degli inviati del suo giornale………………La modernità bruciante della scrittura, del modo di raccontare di Tina. Che aveva una vocazione naturale, istintiva, a fare questo mestiere. Aveva una straordinaria dote, basilare per fare questo mestiere: la voglia di scrivere, di raccontare……………………era una “tosta”. Era una che non le mandava a dire. Era una donna dal carattere formidabile.

E la sua analisi, sopratutto in quell’ articolo che ho voluto citare all’inizio e alla fine, era spietata……..

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Convegno Venezia 26 maggio 2003

“La verità fa più paura della frana di una montagna” Tina Merlin partigiana, giornalista, scrittrice

Delia Murer (già Assessora alle Pari Opportunità della Provincia di Venezia)

………….Ho conosciuto Tina Merlin quand’ ero ragazza lei lavorava nella redazione veneta dell’  “Unità”: un carattere spigoloso, un incontro a distanza cui è seguita una conoscenza più profonda attraverso gli scritti. Ma una donna libera, con un suo percorso tracciato, riservata e forte era affascinante per una giovane ragazza di sinistra. Una donna che aveva fatto della politica una scelta di vita…………… la sua capacità di essere concreta nel lavorare per difendere i territori, le popolazioni e il loro destino in un mondo sempre più globalizzato….

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Renata Cibin (già Presidente Commissione Prov.le alle Pari Opportunità)

…………il libro autobiografico…….è un testamento per le donne e, anche, gli uomini, che vogliono integrare vita privata e politica …………… Tina Merlin, autodidatta ricercatrice, che sa impastare le parole col sudore del lavoro ma anche con l’incanto della contemplazione della natura, altra “grande madre” sempre presente alle sue emozioni…………………… i libri di Tina Merlin documentano non solo il suo strenuo impegno civile ma, di più, il valore della memoria nell’intelligenza femminile del vivere. Per ri-costruire il domani.

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Renzo Franzin (direttore Centro Int.le Civiltà dell’Acqua)

………..Tina Merlin è anche lei, per la sua vicenda esistenziale, per la sua attività civile e per la sua scrittura, una protagonista difficile da incasellare: figlia del Veneto difficile da decifrare e capire, fedele a questa complessità sgradevole da accettare, una donna non riducibile negli stereotipi di certa cultura progressista, un’intellettuale più atipica che anticonformista, una giornalista non solo originale ma anche dichiaratamente partigiana, di una partigianeria che stava a guardia di un mondo agli antipodi di quello operaista che pure conosceva e frequentava. ……… perchè Tina Merlin fu una donna che visse, anticipandole nella solitudine della propria esperienza esistenziale, molte delle questioni che diventeranno il nucleo della cultura femminile militante nella seconda metà del secolo scorso ……….

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Ferruccio Vendramini (già direttore dell’ ISBREC storico della Resistenza bellunese)

…………Il suo non è mai un “popolo” indistinto. Si sforza di cogliere le motivazioni più profonde delle singole persone, dei piccoli gruppi paesani, fino a individuarne gli umori prepolitici………… Vi ho trovato un episodio…. esso mette in luce il carattere e la coerenza di Tina Merlin …………..il direttivo incespicò sulla proposta di far venire a Belluno il democristiano Benigno Zaccagnini per parlare del caduto partigiano Mario Pasi………… D’accordo era anche il presidente, ma Tina vi si oppose energicamente perchè Zaccagnini era stato ministro dei Lavori Pubblici quando era successo il disastro del Vajont………….. il direttivo sospese la decisione; in pratica, non vi si ritornò più sopra…………..Non si può negare in Tina la coerenza……………Da storica di razza, finiva per indicare ulteriori terreni di ricerca …………

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Mario Isnenghi (professore di storia contemporanea Cà Foscari di Venezia)

…………..emerge comunque  un tratto che risulterà poi caratterizzante della scrittura giornalistica e narrativa di Tina Merlin: l’uso -precoce- delle fonti orali. E’ – o meglio, si rivelerà via via – assai più dell’espediente di un cronista per creare effetti di verosimiglianza: è il modo per far interagire e interloquire il coro sociale, per intrecciare la storia collettiva e soggettiva; specialmente le soggettività femminile della montagna, delle quali la cronista bellunese dell’ “Unità” veneta è e visibilmente si sente e si vuole avanguardia consapevole e responsabile……………….

Tina Merlin continua con appassionata determinazione a documentare i vivi i morti, chi lotta, chi cede e chi si arrangia, nel dopo Vajont…………… possono apparire via via una forma di impegno personale, una pietosa e fiera religione della memoria ………

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Franca Trentin Baratto (docente Cà Foscari di Venezia)

…………….Immersa com’ero io dall’infanzia nella dimensione dell’esilio e della politica, mi sentivo profondamente simile a lei, anche perchè è molto raro che una donna dichiari che la politica è la sua vita…………..Tina non cercava di sedurre, non aveva esitazioni nelle sue convinzioni e spesso poteva apparire per questo troppo asciutta  e intransigente. Aveva il corpo forte e sportivo di una vita da combattente, le gambe ben tornite ed elastiche da staffetta, il viso di una grazia non appariscente. La sua presenza fisica emanava energia, forza vitale e un affascinante desiderio di comunicazione………… implicita misoginia nel

PCI di quegli anni, nel quale le donne erano invitate a eseguire e rimanere in silenzio. Il caso di Tina era un’eccezione, nei miei ricordi.

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Cesco Chinello (già senatore del PCI. Membro del direttivo dell’ IVESER)

………….. Il  primo libro – Avanguardia di classe e politica delle alleanze – è più che un libro sulle lotte operaie: è un concentrato della cultura popolare di sinistra di Tina………..A me sembra tutt’ora il più bel libro prodotto dalla sinistra “storica” fino al momento dell’uscita -luglio ’69-,……………In queste pagine viene fuori la Tina più sperimentata che vaglia a fondo i processi di socializzazione politica di base fino al punto di indicare in essi la possibilità di maturazione per nuovi obiettivi e conquiste: appunto la classe come soggetto e non oggetto della propaganda e dell’iniziativa dell’organizzazione politica o sindacale…………. l’ho vista ancora una volta in azione come giornalista militante, non era necessario dirle qualcosa, ché sapeva perfettamente il suo mestiere. Anche con un momento di scaltrezza in più…………….

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Lalla Trupia (deputata dei Democratici di sinistra)

…………… Tina Merlin, insieme a Romano Carotti, era tra quei dirigenti della federazione, che aprivano ai giovani per rinnovare il partito. La ricordo come una donna molto autorevole: mi intimidiva, con quel suo temperamento forte e passionale, la sua grinta, la sua combattività. Era l’unica donna che prendeva sempre la parola nelle assemblee e nei convegni. Sarebbe bastato questo per renderla ai miei occhi molto importante, quasi un mito. Era un modello di donna forte e indipendente, sia nel modo di pensare che negli stili di vita. C’erano poi in lei quella disponibilità e apertura verso i giovani fatta di curiosità mista a ruvidezza. Tina rappresentava per la mia generazione un modello di donna sconosciuto, il modello della donna emancipata che si poneva alla pari con gli uomini e non si sentiva diversa da loro. Rappresentava bene il valore dell’indipendenza intellettuale e psicologica delle donne……….. ma la valorizzazione della differenza di genere…………. Era una donna forte, combattiva; si potrebbe definire giornalista e compagna “scomoda”………….. La sua piena e sfaccettata identità femminile, quella identità che a Venezia più tardi, indagò con altre donne più giovani di lei, le donne del femminismo…………”Io” ci diceva “care ragazze, sono arrivata fino a qui. Adesso tocca a voi”.

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Convegno Trento 11 Dicembre 2005

“Matriarcato e montagna”  Tina Merlin, la montagna, la resistenza di ieri e di oggi. di Adriana Lotto

Tina Merlin (Trichiana 1926-Belluno 1991) si sentì sempre figlia della montagna, anche quando, per amore o per lavoro, si trovò a frequentare la città e la pianura. Si sentì figlia della cultura della montagna per quel che offriva: la capacità e le forme di una resistenza che faceva tutt’uno con la dignità, l’aggressività e la diffidenza, difetti che, scrisse, i poveri coltivano per autodifesa. Da quella cultura assorbì codici di comportamento e convinzioni che furon della madre, che erano in generale delle donne, ma se ne servì, in momenti diversi, per implementare strategie di conservazione e mutamento, a seconda di ciò che la libertà e giustizia richiedevano. Fin dalla prima infanzia la montagna si offre alla percezione di Tina come un luogo bello e profondo, dove il bello solletica lo sguardo e il profondo sollecita la mente …………