Longarone, 18 ottobre 2019
DOLOMITI E VAJONT
IL PATRIMONIO TRA BELLEZZA E FRAGILITA’
La responsabilità della memoria e del futuro
L’evento ha voluto mettere in evidenzia come la co-esistenza in un unico territorio (quello dolomitico) di due rilevanti riconoscimenti internazionali in apparenza opposti quali il riconoscimento UNESCO per l’eccezionale valore paesaggistico e geomorfologico delle Dolomiti e quello dell’ONU per la più grande tragedia naturale causata dall’uomo, il Vajont, può essere letta come le due facce di una stessa medaglia che trova la propria essenza nella responsabilità collettiva nei confronti di un bene che è eccezionale quanto fragile.
Partendo da questo assunto e ricordando che il fondo archivistico del processo Vajont è candidato per entrare nel registro delle Memorie del Mondo UNESCO,l’evento vuole fare emergere le relazioni tra memoria e futuro anche grazie alla testimonianza dell’archivio storico Cinecittà Luce già protagonista di questo prestigioso riconoscimento.
Grazie alla presenza della Fondazione Dolomiti UNESCO e della Commissione Italiana per l’UNESCO si aprirà una riflessione sul significato che assume la responsabilità “tra memoria e futuro” nella gestione del Patrimonio Mondiale e del come questa può rappresentare per il territorio una strada virtuosa affinché la tragedia del Vajont non resti una memoria persa nell’oblio ma, piuttosto, diventi monito per una nuova alleanza tra uomo e natura.
Sono intervenuti Enrico Vicenti Segretario Generale Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, Roberto Padrin Presidente Fondazione Vajont, , Marcella Morandini Direttore Fondazione Dolomiti UNESCO ,Patrizia Cacciani Archivio storico Cinecittà Luce, Silvia Miscellaneo Funzionaria Archivio di Stato di Belluno, Irma Visalli vice-presidente Associazione culturale Tina Merlin e Presidente comitato scientifico Fondazione Vajont.
Ha concluco Adriana Lotto Presidente Associazione culturale Tina Merlin: “Dopo aver sostenuto che la bellezza della montagna, minacciata dagli accidenti, dal tempo, dall’insulto degli uomini, è fragile, una fragilità che non cogliamo se l’esperienza della montagna non diventa esperienza con la montagna, fonte di conoscenza e di relazione, Lotto ha individuato nella scienza, che contrariamente a quanto accaduto per il Vajont non sia asservita ma orienti il nostro operare mettendoci davanti le possibili conseguenze dei nostri comportamenti, delle nostre decisioni, nelle politiche che non siano quelle delle scorciatoie, ma di valorizzazione e che non siano calate dall’alto ma che abbiano un ritorno per le comunità, e ancora in progetti educativi, rivolti soprattutto ai giovani, che investano nel patrimonio culturale, sociale e artistico custodito nelle Dolomiti sviluppando creatività e innovazione tecnologica, gli strumenti per una gestione del territorio come risorsa condivisa che insieme alla salvaguardia ambientale faccia vivere solidalmente e responsabilmente le comunità, contro le sopraffazioni e gli egoismi di chi ancora considera la montagna terra di sfruttamento (ora del legname, ora dell’acqua, ora per il prosecco) come è accaduto al Vajont”.