Biografia

Note biografiche di Tina Merlin

Tina Merlin nasce a Trichiana (Belluno) il 19 agosto 1926. Durante la guerra di liberazione, a 18 anni, è staffetta partigiana nella brigata “7°Alpini” che operava nel Bellunese, con il nome di battaglia di Joe. Nel 1950 partecipa a un concorso della “Pagina della donna“ de l’Unità, che le vale un premio e la proposta di collaborare. Nel 1951 assunse l’ufficio di corrispondenza da Belluno del quotidiano «l’Unità» fino al 1967. Sono questi gli anni in cui esordisce come scrittrice con Menica, raccolta di racconti partigiani (Renzo Cortina Editore, Pavia, 1957; Annita Tarantola Editrice, Belluno, 1994, Cierre, Verona 2002,2023).

Nello stesso periodo segue da vicino le vicende del Vajont, prima e dopo la catastrofe del 9 ottobre 1963 che costò la vita a duemila persone. Per i suoi articoli di denuncia della situazione pericolosa che si era andata manifestando con la costruzione della diga, pubblicati su «l’Unità» già dal 1959, è processata e assolta dal tribunale di Milano per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”.

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Viene eletta consigliere provinciale per il PCI nel 1964 ma non completa la legislatura. Nel settembre del 1967, infatti, si trasferisce a Budapest dove lavora a Radio Budapest in lingua italiana, a metà del 1968 rientra e riprende la collaborazione con «l’Unità» come corrispondente da Vicenza. Segue le lotte degli operai tessili di Valdagno, che documenta nel volume Avanguardia di classe e politica delle alleanze (Editori Riuniti, Roma, 1969), e dei ceramisti di Bassano, che racconta nel volume Siamo tutti una famiglia (Odeonlibri, Vicenza, 1982).

Nel marzo del 1972 si trasferisce alla redazione de «l’Unità» di Milano e da qui, nel 1974, a Venezia dove dirige le pagine regionali del Veneto fino al 1981. Nel 1983, dopo essere andata per anni alla ricerca di un editore interessato, pubblica per le edizioni La Pietra di Milano Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont, in seguito ristampato da Il Cardo di Venezia nel 1993, con il titolo Vajont 1963. Con (Cierre, Verona, 1997), il volume riprende il titolo originario. Nel febbraio 2000, lo stampa anche ELLE U’ Multimedia Roma e viene distribuito con la videocassetta “Vajont 9 ottobre ‘63. Orazione civile” di Marco Paolini. Nel 2003, ad Abbateggio (Pescara), il Premio nazionale di letteratura naturalistica ”Parco Majella” le conferisce il premio per la Sezione “Narrativa edita” e il premio “Speciale della giuria” per l’ “Anno internazionale dell’acqua” e nel 2005 per l’impegno giornalistico sulla salvaguardia del territorio le riconosce il premio per il libro “La rabbia e la speranza” Cierre, Verona, 2004).

Collabora a varie riviste: «Noi donne», «Vie nuove», «Rinascita», «Patria indipendente», «Vie nuove dell’agricoltura», «Veneto emigrazione» e «L’uomo e l’ambiente». Delle ultime due, è stata anche la direttrice.

Socia fondatrice nel 1965 e per lungo tempo membro del Direttivo dell’Istituto storico bellunese della Resistenza, ora anche dell’Età contemporanea (Isbrec), collabora alla sua rivista «Protagonisti» con saggi e interventi sulla storia della Resistenza e la partecipazione delle donne, e sulla società locale tra guerra e dopoguerra. Sempre per l’Istituto, partecipa a vari convegni con contributi quali: Sulle motivazioni della rivolta popolare bellunese all’occupazione tedesca, assieme ad Aldo Sirena, in Tedeschi, partigiani e popolazione nell’Alpenvorland (Marsilio, Venezia, 1984); “Le cooperative autotrasporti partigiane nello scontro politico-sociale del dopoguerra”, in Montagne e Veneti nel secondo dopoguerra (Bertani, Verona, 1988); La guerriglia delle donne: status, coscienza, contraddizioni, in Aspetti militari della resistenza bellunese e veneta. Tra ricerca e testimonianza (Belluno, 1991); Come si demolirono gli ideali della Resistenza. Proposte di ricerca, in Storia contemporanea del Bellunese. Guida alle ricerche (Pilotto, Feltre, 1985); Aspetti ed episodi del contributo delle donne alla resistenza bellunese, in Le Donne nella Resistenza Bellunese, Belluno (25 aprile 1992).

Muore il 22 dicembre 1991 dopo un anno di malattia. Nel novembre 1992 viene costituita l’Associazione culturale a lei intitolata. Con l’aiuto di Mario Rigoni Stern, esce postumo il volume autobiografico La casa sulla Marteniga (Il Poligrafo, Padova, 1993), che nello stesso anno riceve dal Premio letterario Villafranca Padovana il premio speciale “dai Grandi”; l’attuale edizione è stata pubblicata nel 2001 (Cierre , Verona).

A cura dell’Associazione esce nel 2004 (Cierre, Verona) La rabbia e la speranza.La montagna.l’emigrazione, il Vajont una raccolta di articoli scelti tra le molte migliaia che Tina Merlin ha scritto nella sua attività professionale..Nel novembre 2011, in occasione del 20° anniversario della morte, è uscita la sua prima biografia, QUELLA DEL VAJONTTina Merlin, una donna contro di Adriana Lotto (Cierre,Verona). Per il 30° anniversario della morte a cura dell’Associazione è uscito il volume Oggi è tempo di imparare qualcosa. Omaggio a Tina Merlin è una raccolta di saggi e testimonianze che amici ed estimatori hanno voluto dedicare alla partigiana, giornalista e scrittrice (Cierre, Verona, 2022).