Vajont

Il Progetto Vajont

 Nell’ambito del proprio convegno, In memoria del futuro, previsto a Belluno il 21 ottobre 2000,  L’Associazione “Tina Merlin” si fa carico di presentare un Progetto Vajont che esprima i sentimenti dei superstiti, salvi la memoria dell’evento e stimoli riflessioni critiche atte a trasformare la memoria stessa in acquisizione di esperienza come reale garanzia di processi decisionali diversi da quelli che hanno generato l’evento tragico del 9 ottobre 1963.

L’area del Vajont e dei Comuni travolti dalla tragedia é area di rispetto ai morti che ha provocato e che vi sono custoditi; ha assunto valore di simbolo e di testimone tale per cui si postula ormai il suo riconoscimento come ideale punto d’incontro tra due Regioni (il Veneto e il Friuli) e tra l’impegno civile e sociale di due vicini Parchi  (Parco Nazionale delle Dolomiti e Parco Naturale delle Dolomiti Friulane);  è luogo di ripensamento di valori e modelli di sviluppo o di sfruttamento;  è indispensabile premessa alle capacità di progettare qualcosa di diverso da elaborare insieme alla gente del posto e a quanti continuano spontaneamente a frequentare quel luogo della memoria.

Quello sul Vajont è un progetto che serve a dar vita a qualcosa che valga la pena di trasmettere ai nostri figli. Coerentemente con la primaria esigenza di far maturare (dai fatti) quell’esperienza che stenta a farsi comune patrimonio, il progetto pensa prima ai modelli che all’utilizzo, pensa alla gestione prima che alla valorizzazione, pensa a conservare prima che a costruire, ha per simbolo un paese che ha un suo doppio vuoto e che sopravvive perfino ai nuovi borghi creati in sua vece e sostituzione.

Progetto allora di un Museo che è il territorio piuttosto che contenitore di oggetti, che parte dai cimeli recuperati nel fango che sono la concreta materializzazione del ricordo di quanto esisteva ed ora è solo memoria.

Viste le finalità affidate dal MURST all’Istituto Nazionale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica sulla Montagna risulta opportuno affidare all’Istituto inteso anche come agenzia ministeriale, la gestione del progetto ed il coordinamento di ogni intervento che vada ad interferire con l’area del Vajont e dei Comuni interessati. L’attività dell’INRM deve garantire la qualità dell’intervento che coordinerà al di sopra delle parti, deve raccogliere le proposte e le esigenze della gente del luogo a partire dal progetto dell’Associazione

“Tina Merlin”, mettendo a disposizione di queste proposte, interventi, e

risorse che provengano anche da altri Ministeri, dall’ENEL, da enti territoriali,  organismi europei o altri internazionali, in modo tale che l’elaborazione e la gestione del progetto comincino sin dall’inizio ad esser modello di un operare diverso da quello già sperimentato “sulla pelle viva” prima e dopo il 9 ottobre1963.

(a cura di Marco Tonon)
29  settembre 2000