25 Aprile 2021
Questa mattina durante la cerimonia al Quirinale per il 25 Aprile,
Tina Merlin nel documentario di Liliana Cavani “La donna nella resistenza” 1965.
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PORTFOLIO ALPINO
orizzonti di vita, letteratura, arte e libertà
di Giuseppe Mendicino
Negli anni durante i quali ho avuto la fortuna di conversare con Mario Rigoni Stern e mentre scrivevo la sua biografia, ho conosciuto, evocate dalle carte o dalla memoria, persone straordinarie o quantomeno particolari: il narratore di Asiago era sempre pronto a lanciare lo sguardo e l’attenzione lontano, verso montagne distanti e diverse da quelle del suo altipiano, e verso uomini e donne che aveva ammirato e amato.
Vite esemplari di alcuni nostri “maggiori”, così potrebbe essere intitolato questo libro: Tina Merlin, Primo Levi, Massimo Mila, Nuto Revelli, Ernest Hemingway, Dino buzzatti e altri meno noti, ma che sarebbe un peccato dimenticare.
Giuseppe Mendicino
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Tina Merlin tra le donne scelte per il calendario 2013:
NESSUNA NOTA A MARGINE
Donne per i diritti umani
Per ricordare
Tina Merlin, Alva Myrdal, Leymah Gbowee, Tawakkol Karman, Vera Vigevani Jarach, Fanny Edelman, Rigoberta Menchù, Betty Friedan, Aung San Suu Kyi, Shirin Ebadi, Linda Matar, Anna Politkovskaya.
Il calendario realizzato dall’ANPI di Sacile (Pordenone) vuole essere un omaggio, un ringraziamento a tutte coloro che con determinazione, intelligenza e spirito di sacrificio hanno combattuto e continuano a lottare per la conquista di diritti umani.
L’idea che ha animato il progetto è la valorizzazione di alcune figure femminili, simboli della lotta per la conquista dei diritti umani.
Siamo partite dalla considerazione che troppo spesso il contributo delle donne viene ritenuto marginale, tavolta dimenticato o volontariamente nascosto e abbiamo ritenuto necessario dedicare loro un riconoscimento sincero, privo di ridondanze celebrative, lontano da dinamiche agiografiche.
Nel progetto sono state coinvolte tredici giovani professioniste che hanno interpretato con spiccata vena creativa la forza rivoluzionaria e sociale di queste figure, senza limitarsi al semplice riadattamento artistico di fotografie, ma trasponendo su carta anche sentimenti ed emozioni e, in alcuni casi, contattando direttamente le protagoniste dei ritratti.
Hanno collaborato:
Nedda Bonini, Elisa Di Lullo, Marina Ferretti, Giada Fiorindi, Giulia Sagramola, Sara Mognol, Marika Tamiazzo, Marinella Dalla Colletta, Sara Pavan, Loretta Cappanera, Marta Muschietti, Iride Moro, Vanessa Marcuzzi.
Così ha interpretato Elisa Di Lullo la forza di Tina Merlin per il mese di gennaio.
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TINA MERLIN
NEL CALENDARIO 2010 DEL “MANIFESTO”
365 DONNE E UOMINI CHE HANNO SCONVOLTO LA STORIA DEL MONDO
Tra Spartaco e Marx, tra Galileo e Muhammad Alì, Bakunin e Abebe Bikila, Leonardo e Lenin, John Reed e Jack London, passando per Stachanov, Lenin, Che Guevara, Tina Modotti, Frida Kahlo, Charlie Chaplin, Nello Rosselli, Paolo Sollier (il calciatore), Pavese, Fortini, Geronimo, Anna Frank, Ondina Peteani (la “prima partigiana d’Italia”) c’è spazio anche per Tina Merlin. A metterli in fila, giorno dopo giorno per 365 giorni all’anno, è «Il Manifesto» che manda in edicola con il giornale il primo calendario poster (68 centimetri per 98): calendario 2010 da collezione, con le immagini di 365 «rivoluzionari», donne e uomini che «hanno sconvolto la storia del mondo», per parafrasare il titolo del celebre libro-reportage di John Reed. Ogni giorno un protagonista che ha lasciato il segno nella storia del mondo, collocato nella sua data di nascita (per Tina Merlin il 19 agosto). Sul retro di ogni fotografia, o ritratto, una breve biografia del personaggio che si festeggia quel giorno. Il «calendario rivoluzionario» è fatto dunque di 365 «immaginette» che si possono «strappare» e portare in tasca, per ricordare a chi quel giorno è dedicato. E’ in edicola come supplemento al Manifesto. Sulla home page del sito (www.ilmanifesto.it) si può anche giocare con i quiz della «Rivoluzione terrestre».
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Tina Merlin tra i “classici del giornalismo” italiano
C’è anche l’articolo di Tina Merlin sul Vajont, apparso l’11 ottobre 1963 sull’Unità, tra gli articoli raccolti nel terzo volume dell’opera antologica sul giornalismo italiano edito nella prestigiosa collana dei “Meridiani” Mondadori (“Giornalismo italiano”). Si tratta dell’articolo che Tina Merlin scrisse due giorni dopo la strage del Vajont (“L’Unità fu processata per aver denunciato il pericolo”) che inizia con le parole: “E’ stato un genocidio” e si conclude con: “E’ tempo di imparare qualcosa”.
I “Meridiani” sono dedicati al classici della letteratura italiana e la scelta di raccogliere in quattro ponderosi volumi per un totale di circa ottomila pagine, gli articoli che hanno segnato la storia del giornalismo italiano, nasce per quella contiguità che, soprattutto nei primi decenni, esiste fra giornalismo e letteratura, tanto da far parlare di scrittori-giornalisti nel primo periodo e di giornalisti-scrittori in seguito, da quando, con la nascita dei grandi giornali come “Il Corriere della Sera” e “Il Messaggero”, il giornalismo conquista una sua più evidente e moderna autonomia. Erano già usciti i primi due volumi, il primo dal 1860 al 1900, il secondo dal 1901 al 1939. Sono ora usciti gli ultimi due, dal 1939 al 1968 (che contiene l’articolo di Tina Merlin) e dal 1968 ad oggi.
Il curatore, Franco Contorbia, è docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Genova. Le schede degli autori antologizzati e le notizie sulle testate giornalistiche sono di Andrea Aveto.
E’ su questo doppio ma parallelo filo che lega letteratura e giornalismo che sono stati scelti gli articoli ed è questo a motivarne l’inserimento nei “Meridiani”. E’ un filo che consente anche di ripercorrere “in diretta” la storia d’Italia, raccontata da grandi autori spesso protagonisti delle vicende culturali, politiche, economiche. L’elenco dei autori è molto lungo. Basterà qui citare, a puro titolo di esempio e in disordine, De Amicis e D’Annunzio, De Sanctis e Piovene, Carlo Levi, Dino Buzzati, Curzio Malaparte, Alberto Arbasino, Enrico Mattei ed Eugenio Montale, Elio Vittorini, Ignazio Silone, Italo Calvino, Altiero Spinelli, Pierpaolo Pasolini, Goffredo Parise; e poi i giornalisti più noti come Giorgio Bocca e Gianni Brera, Benedetti e Pannunzio, Orio Vergani e Ugo Ojetti, Oriana Fallaci, Camilla Cederna, Luigi Barzini jr, Egisto Corradi, Piero Ottone, Ruggero Orlando, Alberto Jacoviello, Emilio Sarzi Amadè, Alberto Ronchey, Eugenio Scalfari, Enzo Bettiza. Finiamo qui perché l’elenco sarebbe troppo lungo. L’intero Novecento è attraversato, caso unico, dalla presenza di Indro Montanelli. Per ciascuno di loro (talvolta citato più volte) un articolo che ha fatto storia, che ha interpretato un’epoca o un passaggio storico, che ha segnato una pietra miliare. Come quello di Tina Merlin sul Vajont.
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TINA MERLIN E’ NELL’ENCICLOPEDIA DELLE DONNE
http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=758#n
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IL RACCONTO DEL VAJONT
1956/9-10-1963
Non so come, fra altri trent’anni, si racconterà la storia dell’olocausto del Vajont,
ma so che se qualcuno lo farà, sarà anche grazie a Tina Merlin.
Le storie non esistono se non c’è qualcuno che le racconta.
Marco Paolini
Io sono nato nel 1956: nel ’63 avevo sette anni e di Longarone imparai presto quel che c’era da sapere. Qualche anno dopo lessi MORIRE SUL VAJONT: ricordo bene la rabbia che mi prese a ‘scoprire’ questa storia così diversa da come me la ricordavo da bambino, avrei voluto che tutti sapessero, ma non sapevo come fare. Qualche anno dopo ho letto il libro di Tina Merlin SULLA PELLE VIVA e mi sono vergognato, vergognato di non conoscere, di non sapere o di aver dimenticato. Tina parla di un piccolo popolo cancellato dall’incubo e dalla tracotanza. Questo popolo è il mio non per ragioni geografiche o di sangue, ma per scelta… questo popolo io lo conosco. Le parole di Tina Merlin avevano riacceso in me la rabbia antica e non volevo correre il rischio di dimenticare ancora e per non dimenticare dovevo, usando il mio lavoro, raccontare.
Il racconto è lungo, tra una cosa e l’altra non finisce quasi mai prima di tre ore. E’ lungo perché non è stato pensato come uno spettacolo teatrale. E’ lungo perché alla fine ci sono quelli che si fermano per sapere il seguito e si fa presto a tirar tardi. In quei momenti mi sento ‘esposto’, investito del ruolo dell’intellettuale, e non mi sento per niente a mio agio. Nessun artista di mia conoscenza vorrebbe essere oggi investito di tale onore, nessun artista studia da intellettuale. Io in quei momenti resto lì perché mi vergogno di non aver saputo e poi di aver saputo e di aver dimenticato questa Strage di Stato che come uomo non posso ancora tollerare in silenzio.
Marco Paolini
Orazione civile composta da Marco Paolini e Gabriele Vacis
con la collaborazione di Gerardo Guccini e Alessandra Ghiglione
interpretazione e regia Marco Paolini – sito internet http://www.jolefilm.com
organizzazione e distribuzione Michela Signori
produzione MOBY DICK – Teatri della Riviera
durata 3 h 15’
‘Premio Speciale Ubu’ 1995 per il Teatro Politico, ‘Premio Idi’ 1996 per la migliore novità italiana; la trasmissione del RACCONTO DEL VAJONT (in diretta su Rai 2 il 9 ottobre 1997) ha ricevuto l’Oscar della televisione come miglior programma del 1997
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VAJONT
Martinelli riporta alla superficie una storia di omissioni, sopraffazioni e connivenze. Racconta la strenua battaglia della giornalista dell’Unità Tina Merlin nel tentativo di rivelare la verità.
La ricostruzione della catastrofe del Vajont, arricchita da spettacolari effetti speciali mai utilizzati prima in una pellicola italiana. Nel 1963 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc, dietro la diga del Vajont, riversandosi nel lago artificiale e facendo innalzare un’onda alta 250 metri. L’acqua piombò nella valle spazzando via Longarone, i paesi sottostanti e le vite di duemila persone. Una catastrofe annunciata, più volte denunciata dalla giornalista Tina Merlin. Un’apocalisse causata dall’arroganza di uomini sordi alla voce della natura.
sito internet http://www.martinellifilm.it
Tina Merlin interpretata dall’attrice Laura Morante e il fotografo Bepi Zanfron interpretato da Luca Zanfron